SOLIDARIETA' ... come altro?

SOLIDARIETA' ... come altro?
Ci impegniamo senza giudicare chi non s'impegna, senza accusare chi non s'impegna, senza condannare chi non s'impegna, senza cercare perché non s'impegna, senza disimpegnarci perché altri non s'impegna. Ci impegniamo per trovare un senso alla vita, a questa vita, alla nostra vita, una ragione che non sia una delle tante che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore, un utile che non sia una delle solite trappole generosamente offerte ...dalla gente pratica. Si vive una sola volta e non vogliamo essere giocati in nome di nessun piccolo interesse. (Primo Mazzolari)

TESTIMONIANZE solidali




Irena Sendler 

 
Poco tempo fa è venuta a mancare  una signora di 98 anni di nome Irena.
Durante la seconda guerra mondiale, Irena, ha ottenuto il permesso di lavorare nel ghetto di Varsavia, come Idraulica specialista.

Aveva un 'ulteriore motivo'.

Era al corrente dei piani che i nazisti avevano per gli ebrei (essendo tedesca).

Irena portò in salvo migliaia di neonati nascondendoli nel fondo della sua cassetta degli attrezzi che portava
nel retro del suo camion.
I bambini più grandi li nascondeva  un sacco di iuta ...
Teneva anche un cane nel retro del camion, che aveva addestrato ad abbaiare quando i soldati nazisti
entravano e uscivano dal ghetto.
I soldati, naturalmente, temevano il cane e il suo latrato copriva il pianto dei bambini.

Durante tutto questo tempo, è riuscita a salvare 2500 tra  bambini e neonati.



Fu catturata, e i nazisti le ruppero entrambe le gambe e le braccia picchiandola selvaggiamente.

Irena tenne un registro dei nomi di tutti i ragazzi che clandestinamente aveva portato fuori dai confini
e lo teneva in un barattolo di vetro, sepolto sotto un albero nel suo cortile.
Dopo la guerra, cercò di rintracciare tutti i genitori che potessero essere sopravvissuti per riunire le famiglie.

La maggior parte di loro erano stati gasati. Irena ha continuato a prendersi cura di questi ragazzi, mettendoli in case famiglia
o trovando loro famiglie affidatarie o adottive.
L'anno scorso Irena è stata proposta per il Premio Nobel della Pace.

Non è stata nominata.




L'sperienza con i Rom di Fratel Luciano: 

ho ricevuto da un'amica di Fatti Mail una lettera  di Padre Luciano -  Padre Marianista che lavora in Albania con i rom.

COSA  MI  HA   INSEGNATO    L’ESPERIENZA CON I ROM

1) “Voi siete nel cuore della chiesa….”

 11 Giugno ,sala Nervi-Benedetto XVI ai rom convenuti per i 75° anniversario del martirio del beato Zefirino ( c’eravamo anche noi con tre rom),   diceva :
“ Voi siete nella Chiesa, non siete ai margini,ma per certi aspetti,voi siete al centro. Voi siete nel cuore della Chiesa.
Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni,di rifiuto e di disprezzo.
Da parte vostra ricercate sempre la giustizia, la legalità, la riconciliazione. Sforzatevi di non essere mai causa delle  sofferenze altrui.
I vostri figli hanno diritto ad una vita migliore..La ricerca di alloggi e lavori dignitosi e l’istruzione  per i figli sono le basi su cui costruire quell’integrazione, di cui trarrete beneficio voi e l’intera società”.
Le parole del Papa sono state per noi un forte incoraggiamento per proseguire nel nostro lavoro.

2)  Ringraziamo Dio per quanto ci ha dato

Quando parliamo di aiuto, di impegno,  di  condivisione con persone in difficoltà o emarginate, non  dimentichiamo di essere  delle persone fortunate.
Per poter condividere, è necessario che noi siamo sufficientemente liberi : cioè non aver fame  e sete, non essere  particolarmente oppressi da problemi esistenziali, relazionali, economici, personali.
Se ne avessimo di gravi, la nostra attenzione sarebbe concentrata esclusivamente su noi stessi: ma non per questo saremmo egoisti, insensibili. Saremmo semplicemente meno liberi.
Ricordiamoci, dunque, in ogni circostanza, di questa fortuna.
Ci impedirà  di  esprimere giudizi facili, di azzardare filosofie sugli altri, di erigerci a sapienti, soprattutto di chi è in difficoltà
Ringraziamo piuttosto Dio per quanto abbiamo avuto e per quanto ci ha dato.

3) “E’ una  questione di sguardo”

Viviamo in una società che fa sempre più fatica ad accogliere l’altro, e non sa vedere ed accettare  il punto di vista dell’altro. E’ questo il nodo principale  nel   nostro lavoro: :il punto di vista dell’altro, dei rom. E’ una questione di sguardo. Di saper vedere, o meglio, sapere da quale parte mettersi per “vedere” il mondo, le leggi, le relazioni umane e sociali, le situazioni delle persone, le decisioni politiche ….Noi sappiamo da quale parte  si è messo Dio, per vedere e giudicare la storia..
Facciamo fatica, noi, le istituzioni, la scuola, la Chiesa, la cultura maggioritaria di Lezhe, a comprendere le conseguenze che l’emarginazione sociale, la povertà, la mancanza  di lavoro, il vivere in baracche, il pregiudizio, l’ostilità diffusa, la diffidenza, la paura … hanno  prodotto nel tessuto sociale e umano del popolo rom, che ha  conseguenze   anche sull’apprendimento dei bambini e noi lo constatiamo ogni giorno. I rom sono diversi dagli altri disagiati. Cosa sappiamo di loro ?...Cosa sappiamo del freddo delle notti, del poco pane per  vivere, del bambino che non può andare a scuola perché non ha  scarpe o vestiti decenti, del girare a vuoto nei cassonetti per raccogliere qualche lattina, piova o faccia freddo…dell’essere guardati con sospetto quando entrano in un bar o in ospedale    ecc…?
La stessa scuola, all’inizio della nostra attività, dopo averli messi in fondo alla classe e sempre insieme, pensava e pensa ancora  che la scolarizzazione dei bambini rom si debba  basare soprattutto su una “ rieducazione “:    curare l’aspetto igienico e comportamentale, il rispetto dell’ordine e delle regole..
Il bambino rom era ed è  visto  come “ mancante” delle caratteristiche  essenziali alla scuola e all’apprendimento. Non era e non è  considerato un bambino come gli altri, portatore di una cultura diversa, di una ricchezza da donare e da condividere
Tutti abbiamo difficoltà a riconoscere, a comprendere  e a rispettare il mondo rom e a lasciarci contagiare dal loro  punto di vista.
Se viviamo e lavoriamo in mezzo a loro, se frequentiamo in segno di amicizia tante famiglie rom, non è perché ci interessa riuscire a integrarli o a cambiarli secondo i nostri schemi e in base ai nostri progetti…ma perché la loro vita è importante per Dio, per la Chiesa, per noi, perché anche loro sono nostri fratelli, “ prediletti “ diceva Paolo VI e ci aiutano a vedere la società e la chiesa con gli occhi di chi, in genere, vive il margine e dà li ci guarda e ci osserva.
De Andrè in una sua canzone  dice che “ chi non sa raccogliere in bocca  il punto di vista di Dio, taccia” ..( cioè non parli  chi non accoglie il punto di vista degli ultimi..)

             4) “La compassione”: se non cambia la  mia vita, è  solo “ buon cuore“

Gesù nella parabola del Buon Samaritano chiede al dottore della legge chi dei tre, sacerdote, levita e samaritano, gli sembra sia stato “ prossimo” di colui che è incappato nei briganti. Risposta : “colui che ha avuto compassione“.
Per Gesù il modo di accostarsi al dolore è la “ compassione”. Compatire significa semplicemente lasciarsi interrogare dal male, dalla sofferenza dell’altro. Soltanto dopo essere stati toccati, è possibile prendersi cura dell’altro e  “farsi prossimo “.
La compassione è diversa dalla sensibilità, dall’attenzione, dal “ buon cuore “. La differenza fra la  “compassione “ e gli altri sentimenti si misura sulla capacità di cambiare la propria vita.
Se la mia  vita  non cambia, significa che la vita dell’altro, la sua sofferenza, è esterna, ininfluente, semplicemente accostata alla mia per vicinanza, senza coinvolgimento.
“ Si dona “,”si concede “all’altro qualcosa di sé, tempo, denaro, attenzione, ma la distinzione e la separazione fra la propria vita e quella dell’altro è netta.. Le due vite non interferiscono, se non nella misura di chi ha e in quanto decide di dare.
Non si incontra la persona, ma  solo il  suo bisogno, la relazione rimane esterna, non viene  liberata, quasi la peggiora, perché crea dipendenza, ed  è incapace di produrre comunione di vita  e  reciprocità .

        5) La carità senza la giustizia è falsa ( meglio incompleta..?)..

Monsignor Giovanni Nervo, ex Presidente della Caritas italiana, diceva  che “ la cultura cattolica è più attenta all’assistenza che alla tutela dei diritti e ha una certa difficoltà a coniugare compiutamente carità e giustizia “. E’ vero e lo dico per primo a me stesso …. quante volte ho pensato che anch’io  avrei dovuto dormire su un’aiuola, davanti al comune di Lezhe, per sostenere la causa di famiglie rom senza  un tetto  e buttate su una strada; oppure  non avrei dovuto permettere che una donna, appena partorito, passasse  la notte in una baracca al freddo…oppure che una famiglia  di 5 persone viva in una stanzetta di 4 metri quadrati, con le pareti di cartone, senza bagno....oppure….oppure…..ecc..
Sappiamo che la  giustizia senza la carità è incompleta, ma la carità senza la giustizia, cioè senza la difesa e il rispetto dei diritti, è falsa. e molte persone, anche ben intenzionate, non comprendono la  “cattiveria“ di questa relazione. Perché è una relazione  che si instaura per le cose che si concedono e solamente una parte di sé viene posta in relazione e   poi le parti non hanno pari dignità o possibilità di ritorno.
Insomma  la carità senza giustizia  è elemosina.
Cioè, come la giustizia non sta da sola,  così anche la carità non può stare senza la giustizia.
La giustizia priva del soffio della carità corre il rischio di ridursi ad un burocratico riconoscimento dei diritti.. …” Non c’è niente di più ingiusto che fare parti uguali fra diseguali”, diceva don Milani e noi  l’abbiamo scritto sulla parete di   una nostra aula al Centro.
Altrettanto, c’è il rischio che si supplisca alla giustizia con la carità, che spesso certifica e perpetua le ineguaglianze, che attribuisce differenze di valore tra gli esseri umani, non difende  e non rispetta i diritti della persona. Questa sarebbe, è,una carità che funge da alibi all’ingiustizia.
Su questo tema, vorrei fare una proposta: dovremmo confrontarci di più e discutere  fra di noi, per poter dare maggior qualità e incisività alla nostra testimonianza.


   6) Il poco, il piccolo e il debole, cambiano il mondo.

C’è una pagina del Vangelo che mi accompagna spesso nel mio lavoro, quella  che  ci racconta di una gran folla di persone che seguiva Gesù. Sono dietro a lui da tre giorni e Gesù è consapevole che questo camminare stanca e rende affamati.  E’ a questo punto che Gesù pone la domanda che obbliga tutti  a rispondere: “quanti pani avete ?” E’ un interrogativo che non riguarda il “modo“ di sfamare tutta la gente, ma molto più semplicemente “quanto si ha con sé“ e più in profondità  “quanto si è disposti a condividere“.
Penso che dopo questa domanda si sia creato un attimo di silenzio. Ogni persona presente, dovette guardare la propria bisaccia e scegliere se rispondere o no.
La risposta fu disorientante: pochi  pani e alcuni pesci, piccoli per di più. Ma da quel poco messo in comune e condiviso  tra   tutti nasce il miracolo del pasto e del riposo per tutta quella gente. Il vero
miracolo  forse è proprio questo: chi si mette in gioco con le sue briciole, chi scommette sulla apparente inutilità della sua offerta, del suo lavoro, permette a tutti di trovare sollievo  e speranza.
I testi del Vangelo ci dicono che fu un ragazzo a rispondere per primo, qualcuno che, di certo,  non poteva essere   preso in considerazione per quel problema. E anche questa mi sembra una bella lezione.
Gesù invita a credere  nelle proprie poche  briciole, anche se sembrano inutili. Invita a metterle in comune e a condividerle con gli altri; proprio da quel poco nascerà il miracolo che aiuta la gente a vivere meglio.
Quasi ogni giorno,  la mattina quando esco di casa, ho la coscienza  di avere nel mio zaino troppo poco, solo qualche pane e alcuni pesciolini. C’è il rischio di scoraggiarsi davanti a tanta   gente che bussa, che ha bisogno  e che cerca speranza.
Può nascere allora la tentazione di lasciare stare, dell’arrendersi  perché troppo  “ piccoli “.
E’ solo tentazione però. E’ necessario credere che il poco di ciascuno è solo apparentemente inutile.
Dal poco, dal piccolo, dal debole  possono iniziare le rivoluzioni che cambiano il modo di vivere dell’uomo, di ogni uomo.
Vale la pena incominciare così, dalle briciole, dalle cose che danno l’impressione di essere inutili, insufficienti o addirittura troppo piccole.
E  termino rimandando a voi  quello che mi dicono, salutandomi, le famiglia rom, quando vado a trovarle: “ Zoti na bekofte “ oppure  nel modo mussulmano: “ Selam aleku “. E io rispondo “pergjithemone” oppure “Aleku selam “.
Maria Madre del Buon Consiglio, Patrona dell’Albania,ci guidi, ci aiuti e ci protegga tutti.
                                                                                                              Fratel Luciano



Mohsen, il postino del Mediterraneo

A Zarzis, un villaggio tunisino che a periodi si sovraffolla di gente pronta a partire su barconi pericolanti in direzione dell'Europa, l'incontro con questo personaggio. Un giorno consegnava posta, oggi va all'alba a raccogliere quello che il mare ridà alla terra. E lo conserva in un museo a cielo aperto


Era l'estate del 2011, Ben Alì era fuggito da poco dalla Tunisia, lasciando il paese in uno stato di incredula felicità, speranza e caos. Mi trovavo in quei luoghi per seguire la storia di alcuni migranti e un giorno capitai casualmente a Zarzis, un villaggio di una manciata di case che, a cicli regolari, si sovraffolla di gente pronta a partire, accalcata sui barconi pericolanti ormeggiati nel porto, in direzione dell'Europa.

Camminando per le stradine di questo villaggio, dove il mare fa da musica di sottofondo a qualsiasi ora del giorno e della notte, m'imbattei in un personaggio singolare, un uomo che nascondeva negli occhi poesia e tanta vita da raccontare. Mohsen Lihidheb è uno di quei pochi che in quel villaggio ci è nato, e non è mai partito. Ha osservato per più di mezzo secolo il Mediterraneo infrangersi sulle quelle rive che non si capisce quando diventano deserto. Il suo nome d'arte è Bourmaga Neanderthal. Bourmaga indica in tunisino il più comune tra gli uomini, tra lo stupido e il saggio, colui che attraversa la strada senza che nessuno lo noti, anonimo ma allo stesso tempo, in qualche modo, un eroe.

Lo scenario unico in cui è cresciuto Mohsen ha segnato profondamente il suo immaginario e la sua sensibilità. Lui, conosciuto da tutti come il postino di Zarsis, che per oltre vent'anni ha lavorato nell'ufficio postale locale, a un certo punto della sua vita ha deciso che il mare non sarebbe più stato solo un rumore di sottofondo. Il mare aveva qualcosa da raccontargli e da insegnargli, e non poteva più ignorare questo richiamo. Così, ha trasformato questa esigenza in una simbiosi fisica e spirituale con la sua terra. E ogni mattina all'alba, da più di dieci anni ormai, si alza e con un rispetto quasi mistico va a trovare il mare per ascoltare, e soprattutto raccogliere, i frutti della sua storia.  Nonostante l'iniziale disappunto della moglie, la casa di Mohsen ha cominciato a riempirsi degli oggetti più astrusi che meticolosamente, giorno dopo giorno, raccoglieva dai rigurgiti del mare. La casa, il giardino, la strada, il suo quartiere si sono lentamente trasformati in una sorta di museo a cielo aperto, meta di gite scolastiche e curiosi di passaggio.

Moshen è diventato il profeta di una natura potente, capace di inghiottire vite umane e di trasportare messaggi d'amore silenziosi, messi in salvo in bottiglie di vetro.  La storia di Moshen si è trasformata nella storia di un lembo di Mediterraneo che si è fatto braccio teso tra civiltà umane, intimamente legate dal nostro mare e solo apparentemente distanti, trasformando un villaggio sperduto nell'ombelico di un mondo magico. Echi provenienti da uomini ed elementi primordiali si fondono e trovano spazio nella memoria e nella coscienza delle persone che hanno avuto la fortuna di incontrare questo personaggio che ha avuto il coraggio di trasformare la sua vita in poesia.

* Kami Fares, italo-palestinese, 30 anni. Laureato al Dams di Roma, è sceneggiatore e autore di documentari in Tunisia, Angola e Grecia. Ha partecipato all'Academy di Repubblica 




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mi chiamo Futuro ... tu come ti chiami ?

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Dio mi liberi dalla saggezza che non piange, dalla filosofia che non ride e dall'orgoglio che non s'inchina davanti ad un bambino" (K. Gibran)

LENTE D'INGRANDIMENTO - CITTADINANZA ATTIVA

COALIZIONE PER I BENI COMUNI:

Un’ampia delegazione della Coalizione per i Beni Comuni, ha depositato, presso gli uffici competenti del Comune di Roma, la proposta di delibera popolare per l’approvazione del regolamento per la gestione condivisa beni comuni.

Una rete informale di cittadinanza attiva – composta da 104 realtà romane - nata con l’obiettivo di presentare al Comune di Roma una Delibera di Iniziativa Popolare per l’approvazione di un “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la rigenerazione e la gestione in forma condivisa dei beni comuni urbani” finalizzato non solo a definire i rapporti tra le amministrazioni locali e quanti vogliono offrire il proprio contributo volontario per la cura, la rigenerazione e la gestione dei beni comuni urbani, ma anche ad attivare nuove forme di collaborazione tra le parti, basate sul principio di sussidiarietà orizzontale e non sulla totale delega di responsabilità ai cittadini.

Questo l’obiettivo scaturito dalle 104 realtà romane che, con la consegna della proposta di delibera popolare, danno il via ufficiale alla RACCOLTA DELLE 5.000 FIRME valide necessarie per essere discussa in Consiglio.

Una rete informale che continuerà a crescere e a coinvolgere gruppi organizzati e non, comitati, associazioni e cittadini fino al raggiungimento dell’obiettivo: l’approvazione del “Regolamento per la collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la rigenerazione e la gestione in forma condivisa dei beni comuni”, per il benessere collettivo e il miglior utilizzo anche dal punto di vista dei bambini.

Una raccolta firme che avrà non solo l’importante compito di dotare anche Roma di uno strumento che avvicina cittadini e istituzioni, ma anche quello di sensibilizzare e informare le persone sulla sua importanza strategica

FACEBOOK

https://www.facebook.com/coalizioneperibenicomuni/


coalizioneperibenicomuni@gmail.com

389 5826326 - 3386587734

FORSE NON TUTTI SANNO CHE:

1) Mangiare, Dormire, Lavarsi ... è x tutti
sul sito della Comunità di S. Egidio è possibile "sfogliare" guide solidali che informano sulle realtà CITTADINE disponibili a sostenere chi si trovi in difficoltà

http://www.santegidio.org/index.php?&pageID=228


SOLIDARIETA' E AMBIENTE

ACQUA, un popolo di spreconi

ACQUA, un popolo di spreconi

Un popolo di spreconi.

Ne consumiamo ogni giorno più di 250 litri a testa, più di ogni altra nazione europea.

Non siamo i più puliti, ma solo i più spreconi.



Ogni giorno utilizziamo centinaia di litri d’acqua senza prestare molta attenzione; in genere l’atteggiamento più diffuso è quello di pensare che «basta aprire un rubinetto e servirsene a piacere», in realtà le cose non stanno proprio così, è necessario fermarsi a riflettere un attimo per dare il giusto valore ad una risorsa che purtroppo non è infinita.

Senza acqua nessuna forma di vita è possibile, è un bene d’assoluta necessità che diventa sempre più scarso con il passare del tempo per motivi sia di ordine quantitativi (l’acqua oggi a disposizione è pari a circa un terzo di quella disponibile negli anni ‘50 e tra cinquanta anni sarà ulteriormente dimezzata), sia qualitativi (per ogni litro d’acqua potabile, almeno otto risultano contaminati dall’attività umana).

Gli effetti di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti: casi crescenti di razionamento idrico; il consumo di acqua minerale o filtrata diventato quasi un obbligo; lievitazione del costo dell’acqua potabile ecc.

Se poi allarghiamo lo sguardo a livello mondiale, il panorama diventa ancora più preoccupante: circa un miliardo e mezzo di persone non dispongono di acqua potabile.

Di fronte ad un quadro tutt’altro che roseo, oltre ad avvicinarsi al rubinetto con maggiore rispetto, diventa importante porsi il problema di come contribuire in prima persona a migliorare la situazione.

D’altra parte, un uso più appropriato dell’acqua non fa bene solo all’ambiente, ma anche al portafogli e con molta probabilità anche alla pace tra i popoli, perché sono oramai numerosi gli analisti politici che individuano nella carenza d’acqua uno dei possibili motivi di conflitto armato tra i paesi.

Che fare?

Per eliminare gli sprechi idrici si può agire su tre fronti: -Ridurre i consumi d’acqua, in modo da erodere il meno possibile questa preziosa risorsa e contrarre l’impatto ambientale (produrre, trasportare e smaltire acqua potabile richiede energia e produce inquinamento). -Contrarre l’impiego di additivi per ridurre l’inquinamento dell’acqua, della natura e dell’ambiente domestico. -Diminuire il consumo energetico per scaldare e distribuire l’acqua al fine di ridurre l’inquinamento ambientale e il consumo di energia fossile. Per raggiungere questi obiettivi è necessario intervenire sia a livello degli stili di vita, modificando alcune abitudini radicate nel tempo, sia a livello di impiantistica, utilizzando apparecchiature progettate con particolare attenzione al risparmio idrico ed energetico per garantire un’efficacia uguale o superiore rispetto ai dispositivi convenzionali. Spesso si tratta di mettere mano al portafogli, ma il più delle volte il risparmio che deriva dall’uso di tali dispositivi ripaga in poco tempo la spesa affrontata per il loro acquisto. Il massimo dei risultati si ottiene quando entrambe queste strategie, cioè modifica delle abitudini e nuova impiantistica, sono adottate insieme. Vediamo ora in dettaglio le varie soluzion possibili.

Riduzione dei consumi

Iniziamo dalla tipologia di utilizzo che impatta maggiormente per poi passare alla seconda e così via prendendo come riferimento il diagram-ma a torta (vedi il grafico ripartizione dei consumi domestici), in altre parole guardiamolo con occhi famelici e gettiamoci a capofitto sulla fetta più grossa per poi passare a quella di dimensioni immediatamente inferiori e cosi via!

  • Docce e bagni.
  • La doccia presenta un minor consumo d’acqua, rispetto al bagno, soprattutto se si tiene l’acqua aperta solo quando serve.
    Inoltre è possibile adottare docce a risparmio energetico, in grado di ridurre i consumi oltre il 70%. In termini pratici, considerando una doc-cia al giorno si possono risparmiare in un anno oltre 50.000 litri d’acqua e diverse centinaia di euro.
    La cosa importante è di utilizzare docce che non si limitino a ridurre il consumo d’acqua (allora tanto vale non aprire totalmente il rubinetto, con il risultato che s’impiega più tempo a lavarsi e si consuma lo stesso quantitativo di acqua), ma sfruttino in maniera più intelligente l’acqua, garantendo un elevato potere lavante a fronte di minori consumi.
    Vi sono inoltre vantaggi secondari interessanti: nel caso di boiler elettrico, più persone riescono a fare la doccia consecutivamente e minori sono i cali di portata per gli altri utenti, l’unico rovescio della medaglia è che, passando meno acqua nei tubi, si deve attendere più tempo l’arrivo dell’acqua calda.

  • Lavaggio stoviglie e biancheria.
  • Nel caso in cui si utilizzino lavatrici o lavastoviglie è bene farle girare sempre a pieno carico; nel caso dei lavaggi a mano evitare l’uso d’acqua corrente e preferire l’acqua raccolta in un lavabo o in una bacinella.
    Sempre per ridurre gli sprechi, non lasciate diventare vecchio lo sporco dei piatti e le macchie ostiche dei tessuti perché richiedono un lavaggio più impegnativo sia da un punto di vista chimico (detersivi) sia energetico (tempi e temperature più elevate); lavare separatamente i pezzi a seconda del grado di sporco.
    Molti si chiederanno: si consuma più acqua, energia e detersivi lavando a mano o a macchina?
    Per rispondere in maniera corretta a questa domanda è necessario conoscere due fattori: grado di riempimento ed «economicità» della macchina da una parte e capacità di lavaggio manuale dall’altra.
    Comunque alcuni studi in materia hanno dimostrato che per lavare lo stesso quantitativo di stoviglie, pari ad un carico intero di una lavapiatti, mediamente si consumano 80 litri d’acqua se lavati a mano; 60 se lavati a macchina; 12 litri nel caso di apparecchi ad elevata efficienza, i quali oltre al risparmio d’acqua consentono una notevole contrazione dei consumi di detersivi ed energia.

  • Vaschette del WC.
  • Le vaschette tradizionali, in genere contengono circa 24 litri, un volume d’acqua tale da permettere una buona azione lavante nel caso di presenze solide…, ma eccessivamente elevata nel caso di rifiuti liquidi.
    Mediamente, con tali sciacquoni si ha un consumo giornaliero di circa 100 litri a persona, in gran parte sprecati.
    Più efficienti sono le vaschette a due mandate, una da 3 e l’altra da 6 litri, grazie alle quali il consumo giornaliero, a parità di funzione, scende a 15 litri d’acqua.
    Se utilizzate in maniera corretta, ossia schiacciando il tasto giusto al momento giusto, con le vaschette a doppia mandata si arriva a risparmiare circa 17.000 litri d’acqua l’anno a persona.
    Quando non si hanno a disposizione vaschette ad hoc, è possibile modificare i tradizionali cassonetti introducendo dei pesi che permettono di ottenere le stesse prestazioni.
    Un altro metodo è di inserire nella vaschetta un mattone o più semplicemente una bottiglia piena d’acqua.
    In quest’ultimo caso si risparmia molta acqua, ma si riduce anche la quantità disponibile per ogni scarico con l’inconveniente di ridurre l’azione lavante.

  • Rubinetti.
  • Vanno aperti solo quando serve e tenuti chiusi mentre ci si insapona o ci si lava i denti; analogamente per lavare la frutta e la verdura è sufficiente usare acqua raccolta in una bacinella e non quella corrente.
    Per dare un’idea concreta di quanto questi gesti quotidiani possano far variare notevolmente il livello dei consumi idrici, analizziamo in dettaglio cosa accade durante il lavaggio dei denti: tenendo aperto il rubinetto per tutto il periodo di pulizia, si arriva a consumare 10.000 litri l’anno a persona; quando il rubinetto viene aperto solo per il risciacquo il consumo d’acqua si riduce a 1600; se poi invece dell’acqua corrente si utilizza quella contenuta in un bicchiere, si arriva a non più di 200 litri d’acqua l’anno!
    Un bel risparmio, vero?
    Per quanto concerne interventi di tipo impiantistico, è possibile sostituire i normali filtrini dei rubinetti (quelli che ogni tanto dobbiamo pulire dal calcare e da altre sporcizie) con dei modelli risparmio energetico (aeratori).
    Come per le docce vale il discorso di acquistare dei modelli che non si limitino a ridurre la portata dell’acqua, ma che producano un getto di eguale capacità lavante con consumi inferiori.

  • Perdite dalle guarnizioni.
  • L’acqua, che a causa di perdite delle guarnizioni gocciola dai rubinetti o dallo sciacquone, sembra poca cosa, ma essendo continuativo, anche il semplice gocciolamento comporta uno spreco inutile di migliaia di litri d’acqua (e di euro).
    Nel caso in cui l’impianto è dotato di accumuli dell’acqua calda, come ad esempio i boiler elettrici, oltre al consumo d’acqua le perdite idriche si tramutano anche in uno spreco d’energia elettrica.
    È pertanto consigliabile di sostituire immediatamente le guarnizioni danneggiate.

  • Ridurre l’Impiego di Additivi
  • Tutti i detergenti, compresi quelli ecologici, comportano un impatto ambientale per la loro produzione, il trasporto e lo smaltimento.
    Inoltre, soprattutto nel caso di detergenti convenzionali, si ha una liberazione di residui tossici nell’ambiente che poi vengono assimilati attraverso la respirazione, la pelle e il consumo di alimenti.
    Ecco perché è bene ridurre al minimo l’impiego di detergenti e detersivi e in ogni caso preferire i prodotti ecologici.
    Ma cosa c’entrano i detersivi con l’acqua?
    È molto semplice: in tutti i processi di pulizia viene utilizzata l’acqua come diluente che, se usata in modo intelligente, riserva ottime sorprese!
    Per il lavaggio di stoviglie e del bucato è possibile trattare energicamente l’acqua con opportuni dispositivi da applicare direttamente alle condotte dell’acqua o direttamente nelle macchine da lavare o sotto forma di additivi, ottenendo circa un dimezzamento dei consumi dei detersivi.
    Per quanto concerne la pulizia delle superfici è consigliabile impiegare dei panni in microfibra dove l’azione chimica degli additivi è completamente sostituita dall’azione meccanica, ossia si pulisce e si sgrassa unicamente utilizzando l’acqua.
    Ma anche in questo caso, per non avere risultati deludenti, è necessario scegliere prodotti d’elevata qualità.

  • Combattere il Calcare
  • Il calcare è ben noto per la tendenza a creare incrostazioni, assai difficili da rimuovere da box doccia, lavelli e rubinetteria in generale; ma i maggiori inconvenienti, il calcare li crea all’interno dell’impianto idraulico, ossia nelle condutture e, soprattutto, nei generatori d’acqua calda (elettrici o a gas).
    Tali depositi creano due tipi di barriere: una termica e una fisica.
    La prima si traduce in un maggior consumo di energia per nulla trascurabile, infatti, per ogni millimetro di deposito di calcare nei tubi, si registra un aumento dei consumi elettrici di circa il 10% e siccome lo strato accumulato in un generatore d’acqua calda può diventare molto spesso, nel tempo, i consumi possono crescere vertiginosamente.
    Analogamente, lo strato di calcare crea anche una barriera fisica al passaggio dell’acqua che, nel caso d’impianto dotato di autoclave, fa anch’esso aumentare i consumi di elettricità.
    Infine va detto che il calcare sollecita maggiormente l’impianto idraulico riducendone la durata.
    Una verifica della presenza di calcare all’interno dei tubi può essere realizzata con una semplice prova.
    Aprite al massimo il rubinetto dell’acqua fredda e notate la portata; dopo qualche istante ripetete la stessa cosa con il rubinetto dell’acqua calda.
    La minore portata dell’acqua calda è essenzialmente dovuta alle incrostazioni di calcare presenti nel generatore di calore!
    Le soluzioni utili per vincere il calcare si dividono in due categorie: trattamenti in grado di inibire il potere di coesione del calcare che, pur continuando ad essere presente nell’acqua, non è più in grado di for-mare incrostazioni; trattamenti di rimozione del calcare dall’acqua.

Ecologia Domestica

Del primo gruppo fanno parte i trattamenti energetici dell’acqua, i catalizzatori ceramici e i campi magnetici.

I primi uniscono le proprietà anticalcare alla riduzione dei consumi di detersivi ed all’eliminazione del problema della formazione della ruggine (molti modelli possono essere installati senza ricorrere all’idraulico).

I catalizzatori ceramici sono estremamente efficaci, ma richiedono un intervento impiantistico così come i dispositivi basati sull’effetto dei campi magnetici.

Tra i dispositivi che operano la rimozione parziale del calcare dall’acqua vi sono gli addolcitori, il cui impiego richiede periodicamente l’aggiunta di sale e un’accurata manutenzione.
Inoltre, sia l’installazione che la manutenzione richiede l’intervento di tecnici specializzati.

SOLIDARIETA' E CONSUMI

L’economia solidale

è, prima di tutto, un atteggiamento da cui derivano dei comportamenti che determinano un particolare stile di vita. Non si tratta solo, infatti, di aderire alle formule del commercio equo solidale, ma anche, e soprattutto, di rivoluzionare le nostre abitudini quotidiane: l’economia solidale comprende anche il nostro modo di lavare e lavarsi, ossia la quantità e la qualità di acqua, sapone e detersivi che utilizziamo.

Partire, quindi, dalle piccole cose, dalle attività quotidiane che, alla fin fine, costituiscono, in termini di tempo d’esecuzione, una porzione molto ampia di ogni nostra giornata. Limitare i consumi, specie d’acqua, evitare gli sprechi, cooperare con gli altri, sostituire la moda dell’ “usa e getta” con quella del recupero, utilizzare prodotti ecocompatibili, utilizzare l’automobile solo in casi di estrema necessità, impegnarsi a non inquinare, scambiare (tipo libri, cd, attrezzi, ecc.) per evitare di acquistare, sono alcuni imperativi per uno stile di vita un po’ più sobrio.

Zucchero equo-solidale

La nostra società si basa su un flusso continuo di merci e prodotti, e per questo viene definita consumistica. E, certamente, per cambiare le cose occorre intervenire (interferire) su questi automatismi.

Potremmo abbozzare una sorta di decalogo: compra leggero (ovvero prodotti con uno “zaino ecologico” non troppo pesante); compra durevole; compra semplice (in genere, gli oggetti più sofisticati sono meno durevoli, più delicati); compra vicino (per ridurre i danni ambientali che ogni trasporto comporta); compra sano; compra più giusto (e qui ci avviciniamo al discorso del commercio equo); compra prudente (a dispetto di normative e regolamentazioni, non è detto che il materiale acquistato non sia nocivo); compra sincero (evitare cioè i prodotti troppo pubblicizzati, dato che la pubblicità ce la paghiamo noi ed è spesso lontana dalla verità); compra mano d’opera (un metodo per aumentare l’occupazione); investi in futuro

INDIRIZZI UTILI

http://www.retelilliput.org/

http://www.utopie.it/http://www.retecosol.org/

http://www.networketico.it/

http://www.volint.it/http://www.zoes.it/

http://www.vita.it/

http://www.nuovomunicipio.org/

http://www.decrescita.it/

http://www.equonomia.it/

http://www.altreconomia.it/

http://www.altroconsumo.it/

http://www.valori.it/



COMMERCIO EQUO SOLIDALE

http://www.assobdm.it/

http://www.altromercato.it/

http://www.equoland.it/

http://www.transfair.it/

http://www.agices.org/

http://www.commercioetico.it/

http://www.equo.it/

http://www.mondosolidale.it/

http://www.cooperativaisola.org/

http://www.equociqua.it/

GAS

http://www.economia-solidale.org/

http://www.retegas.org/



FINANZA ETICA

http://www.bancaetica.com/

http://www.finanza-etica.itt/



TURISMO RESPONSABILE

http://www.aitr.org/

http://www.tures.it/

http://www.viaggiemiraggi.org/

http://www.viaggisolidali.it/

http://www.humanaitalia.org/



BARATTO

http://www.eticambio.it/

http://www.zerorelativo.it/

http://www.barattopoli.com/

http://www.tuttobaratto.it/

http://www.suesu.it/

da Fatti Mail a ... Song-Taaba ONLUS - Africa e Solidarietà

da Fatti Mail, da una mail spedita per chiedere una mano per il Burkina Faso, l'incontro con Padre Jean Ilboudo e la nascita, nel 2008, di Song-Taaba ONLUS.... Song-Taaba incontra Chiara Castellani, il suo Congo ed inizia un'esperienza umana di amicizia e solidarietà ... di conoscenza e consapevolezza ... che fa compiere ogni giorno nuovi passi ... guardando avanti ...

"A salvare veramente l’Africa non saranno i fondi e gli aiuti. Salveranno vite umane, permettendo loro di sopravvivere, ma non salveranno la vita dell’Africa. Cio’ che importa non sono i mezzi, ma le condizioni. Bisogna permettere all’Africa di ricostruirsi. Bisogna aiutarla a ricostruirsi. L’Africa deve essere prima che avere". (Joseph Ki-Zerbo)

L'Africa deve essere prima che avere ...

e come l'Africa, ognuno di noi

La strada dell'essere è quella i cui passi sono domande e la meta non è un dove ma un chi ...

Una strada che lo sguardo lungo e visionario di Padre Jean Ilboudo ha fatto intravedere a tutti noi

Song-Taaba è e vuole essere questo: la possibilità di percorrere questa strada

http://song-taabaonlus.ning.com/

Be Ye Ka Ye?: cosa c'è lì che non c'è qui?

Nulla o forse tutto: la voglia di muoversi, di interrogarsi,
di cercare il valore della vita ...

http://www.youtube.com/watch?v=WQGF1fqEruQ

la vita di Chiara Castellani

http://www.youtube.com/watch?v=HON6FoFUPnI

e di chiunque abbia voglia di vivere la solidarietà ...
se sei fra questi ... contatta:
segreteria@song-taabaonlus.org,


.... x iniziare a guardare l'Africa dal ... lato giusto:
Nel suo docu-film, Silvestro Montanaro, svela un'Africa
consapevole, dignitosa, aperta al futuro, segnata da ferite interne ed esterne,
creativa, saggia. Un' Africa da ascoltare, da capire, da scoprire e da cui
imparare:
http://www.ceraunavolta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-5a587b72-ded6-4320-942f-572599d3406c.html,