SOLIDARIETA' ... come altro?

SOLIDARIETA' ... come altro?
Ci impegniamo senza giudicare chi non s'impegna, senza accusare chi non s'impegna, senza condannare chi non s'impegna, senza cercare perché non s'impegna, senza disimpegnarci perché altri non s'impegna. Ci impegniamo per trovare un senso alla vita, a questa vita, alla nostra vita, una ragione che non sia una delle tante che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore, un utile che non sia una delle solite trappole generosamente offerte ...dalla gente pratica. Si vive una sola volta e non vogliamo essere giocati in nome di nessun piccolo interesse. (Primo Mazzolari)

lunedì 20 aprile 2015

19 aprile 2015



Ho scritto questo testo durante una notte
Insonne
Era appena accaduto il naufragio del 3 ottobre 2013

Da questo testo e dalla sensibilità di alcuni amici del Teatro Abraxa
una performance teatrale verrà messa in scena il prossimo autunno

Purtroppo
Questo testo è tristissimamente attuale …
In spirito di condivisione
Indignazione
Dolore
Speranza:


quando si parla di esseri umani
non dovrebbero esistere
i plurali ...

i clandestini
i migranti
gli extracomunitari
i naufraghi
i morti

dovremmo ricordarci
sempre
che esiste unicamente
il singolare
esistono infinite singole
persone
infinite singole storie
tutte piene di un'immensa grandezza e dignità

DISTANZE
Gaia Spera

Tutti davanti alla televisione,
noi,
tutti davanti a quel grande acquario con cui abbiamo  pian piano sostituito  piazze,  incontri   realtà e   barattato, in cambio di una sovrana  comodità,   odori,   vicinanze,  esperienze.
Tutti ad ascoltare, osservare: volti contriti, espressioni assorte, sguardi sconvolti. Se un colpo di vento spalancasse tutte le finestre una mesta litania di … poveracci, povera gente, che tragedia … saturerebbe l’aria di questo “comodo” stivale.

“Dicono: siete sud.
No, veniamo dal parallelo grande
Dall’equatore centro della terra
La pelle annerita dalla più dritta luce,
ci stacchiamo dalla metà del mondo
non dal sud”

Troppa distanza.
Distanza non misurabile dai chilometri che separano le nostre case e Lampedusa.
Ma dell’atrofia del cambiare.
Siamo dei guardoni.
Passivi come ahimè sono passivi i guardoni, osceni come osceni sono i guardoni, talvolta frustrati, depressi, perfino cinici. E soprattutto ipocriti.
Se l’immobilità può sottrarre tono ai muscoli fino a renderli inservibili. Se il buio assoluto  può compromettere   la vista. 
La passività esistenziale può privare di  umanità.
Un mondo – il nostro -  popolato da gente seduta, abituata a vivere i cambiamenti con il telecomando nelle mani, può ancora essere in grado di capire un mondo altro – “terzo” – che sopravvive solo muovendo piedi, camminando, scappando, cambiando tutte le fondamenta dell’esistenza: terra, paese, aria, lingua, cibi, tradizioni, cultura?
Può un mondo in cui ci si stressi e   deprima per la sostituzione di un capoufficio o del medico di base, un trasferimento, uno slittamento di orario, la nuova gestione o disposizione dei prodotti nel  supermercato, un bancomat fuori servizio, un figlio all’estero, comprendere, solidarizzare o addirittura – vero cortocircuito della follia -  decidere e legiferare della vita di chi abiti in quell’ altra parte di mondo in cui non si viaggia si fugge, non si fanno diete si digiuna, non si deve scegliere ospedale o clinica perché entrambi inesistenti?

“Da giorni prima di vederlo
il mare era un odore,
un sudore salato, ognuno immaginava di che forma.
Sarà una mezza luna coricata, sarà come il tappeto di preghiera,
sarà come i capelli di mia madre.
Cos’era invece? Un orlo arrotolato sulla fine dell’Africa,
gli occhi pizzicati da specchietti, lacrime di accoglienza.
L’anziano accanto al fuoco tratta con i mercanti
Il prezzo per salire sul mare di nessuno”


“ho visto il mare pieno di scarpette” racconta un uomo
 Scarpette, merendine, cadaveri è infatti tutto ciò che il mare restituisce
dopo aver ingoiato   vita, il resto lo sputa.

3 ottobre 2013: sono partiti in 518. Sono sopravvissuti 155.
363 morti per poter arrivare finalmente – tutti – ad interrogarci sulle loro vite

E’ normale? E’ civile? E’ umano?
I cadaveri dei morti possono anche ignobilmente esser compattati in numeri,
ma gli esseri umani  dovrebbero poter essere -   siamo -  tutti “unici”.
Forse aver perso la capacità di sentire la grandezza di questa unicità,
di sentire l’immensa incommensurabile perdita che ogni singola vita porta via a tutti
con la propria  fine,
fa accettare la quotidiana indegnità di numeri che crescono
più delle maree che li generano.

Numeri che non meriterebbero l’offesa ultima dell’ipocrita commozione, delle lacrime, del buonismo di circostanza, dell’emotività di facciata.
Ognuno di quei morti, ognuna di quelle vite, di quei figli rubati, di quei talenti perduti, di quei papà e mamme negati, di quegli amici sottratti, di quei bimbi violati meriterebbe solo e semplicemente rispetto.
Rispetto, serietà, verità.
I pezzi del puzzle della verità    sono domande.
Chi li ha uccisi?
Il mare o i conflitti?
Conflitti per cosa, a vantaggio di chi, pagati come?
Il mare o la povertà?
Il mare o un sistema economico il cui Pil cresce anche e molto vendendo armi?
Il mare o una finanza che globalizza tutto tranne la solidarietà?
Il mare o   politiche internazionali che firmano o tollerano flussi e respingimenti?
Il mare o leggi che stabiliscono il reato di clandestinità? 
la beffa oltre il danno …
un beffardo degrado che umilia un essere umano già in condizioni di disperazione a non venir giudicato per ciò che faccia – onesto o disonesto per noi pari sono – ma per ciò che sia!
sarà la storia che, in tempi di precariato, non insegna più o siamo noi che non siamo in grado di imparare?   ah saperlo saperlo !
Chi li uccide allora?
il mare o la  convenienza?
il mare o l’indifferenza? 
L’omertà … ?
L’egoismo …  ?

Scendiamo in piazza se aprono o spostano una discarica: bene, scendiamo in piazza se chiudono la sede di un presidio medico o dislocano un’azienda: bene, scendiamo in piazza se tolgono i sussidi alle fasce più deboli della popolazione: bene ma dove siamo scesi per i 18951 bambini uomini e donne morti in mare dal 1990 ad oggi?
Rispetto, serietà, verità obbligano a fare allora i conti con un’ultima scomodissima parola: complicità.

“Non fu il mare a raccoglierci,
noi raccogliemmo il mare a braccia aperte.
Calati da altopiani incendiati da guerre e non dal sole
Traversammo i deserti del Tropico del Cancro
Quando fu in vista il mare da un’altura
Era linea d’arrivo, abbraccio di onde ai piedi
Era finita l’Africa suola di formiche
Le carovane imparano da loro a calpestare
Notte di pazienza, il mare viaggia verso di noi
All’alba l’orizzonte affonda nelle tasche delle onde”

Bisogna spegnere la televisione
Uscire di casa ed iniziare a camminare
Camminare e camminare ancora fino ad intravedere un orizzonte di senso
Un orizzonte che possa aiutare le coscienze ad accendersi
Cos’è la bontà?
Cosa sono pietà, compassione, generosità?
Mi sono posta spesso queste domande
perché non riesco proprio a viverle né come sentimenti né come “talenti”.
Non riesco a  pensare che esistano persone più dotate di altre in queste virtù.
Che possa esserci una sorta di disuguaglianza originale nella capacità di bene personale.
Credo piuttosto che la bontà sia di tutti e per tutti e credo sia un semplice prodigioso effetto  la cui causa risieda in un’unica fondamentale condizione:   la prossimità.
E’ la distanza – meglio la vicinanza – a far emergere in noi   com-passione (che infatti significa “sentire con” … e per sentire con … devo arrivare ad essere accanto a qualcuno). E’ guardare gli occhi di chi abbia bisogno di aiuto che rende – ognuno di noi – capace in qualche modo di offrirlo. E’ la prossimità che fa sentire il respiro, che fa percepire un bisbiglio, che fa sfiorare la pelle bagnata la giusta distanza per consentire ai nostri migliori sentimenti di detonare e  far lievitare la dignità altrui e nostra.  Non basta essere informati, aver letto, aver “guardato la televisione”. Guardare la televisione è guardare una lastra. Non basta, non giova. A noi ed agli altri.
Di tutta la notissima parabola del buon samaritano le parole che mi hanno più interrogata sono sempre state quattro: gli si fece vicino. Il samaritano, uomo d’affari, in viaggio in una terra “avversa”, con  mille pensieri per la testa, non si avvicina  all’uomo percosso e derubato perché è buono (anzi più buono del sacerdote e del “levita” che passando prima di lui tirano dritti per la loro strada)  ma è buono, diventa buono,  perché – prima -  si è avvicinato.
Quale sia o non sia la nostra fede   “vicinanza”    è la sfida che la coscienza lancia a chiunque ponga nell’uomo il proprio credo.

“A mare il vento è senza peso di grani di deserto,
mette sale azzurro sulle palpebre scure
Il sale imbianca le tempie dei bambini
Che scottano di fame, le bagniamo col mare.
Il sale ci mancava in altopiano
I mercanti venivano a portarlo coi cammelli.
In cambio delle pelli, delle corna fiammanti,
il tesoro del sale che da gusto e conserva
Ora l’abbiamo addosso, crosta amara,
la ricchezza con noi gioca a togliere e dare”


Dopo aver camminato,
chinato lo sguardo, provato vergogna
Dopo aver raggiunto il limite del nostro “qui”
Dovremmo alzare la testa e cercare l’oltre
Dovremmo da questa nostra terra di arrivi osservare il mare in direzione uguale e contraria fino a raggiungere la sponda delle partenze.

Un mondo “altro” in  cui    vivono donne ed uomini poveri certamente di ciò che abbonda nelle nostre case ma ricchi di ciò che scarseggia nelle nostre vite.
Donne e uomini di speranza, fiducia, condivisione, coraggio.

Speranza.
Quella vera. Speranza di chi non valuti la vita dai  tantissimi meno o più con cui debba quotidianamente  calcolarla ma sappia riconoscerla per ciò che è:   dono. 

Fiducia.
La fiducia che nasce dal saper tessere relazioni profonde. Legami famigliari forti in cui  - accade in alcuni paesi africani - non esiste la parola “zio” o “zia” ma solo papà e mamma anche per le sorelle e i fratelli dei genitori che dividono la responsabilità, l’impegno, la tenerezza del crescere ogni bambino. O la fiducia che nasce che dal saper guardare l’altro aspettando  il bene come norma  il male come eccezione.

Condivisione.
Difficile parlare di condivisione in terra di elemosina. Difficile raccontare la grandezza del sapere dividere con chi ci sia accanto tutto ciò che si abbia certi di non perdere nulla perché  gli altri, a loro volta,  condivideranno con noi. Sarà la condivisione a produrre ricchezza. Una ricchezza che, se ci sarà, sarà per e di tutti.
Dalla condivisione nasce ricchezza comunitaria, dalla ricchezza   individuale elemosina.
Un cambiamento di punto di vista: prima io o prima noi.
Perché felicità e ricchezza o sono “nostre”  - come il mare - o non sono.

Coraggio.
Coraggio da vendere e da insegnare.
Nati nella sabbia. Deserto per lo più. Desertum, deserere, abbandonare.
Abbandonati dall’acqua prima, abbandonati nell’acqua poi.
Acqua centellinata con i secchi dai pozzi per vivere, buttata fuori a secchiate dai barconi per non morire.    Coraggio di subire, sopportare, perdere tutto senza arrivare a perdere se stessi. Coraggio di sapere e volere ancora sorridere senza per questo dimenticare. Coraggio di osar entrare nel tempio del libero scambio senza  più nulla da scambiare.

Diversamente poveri, diversamente ricchi
Chi   oggi – tra queste due sponde di mare -  ha più distanza da percorrere prima di raggiungere ciò che non ha?
Diversamente ricchi, diversamente poveri
Se così fosse, se così è
Dovremmo prima o poi guardare ognuna di quelle fatiscenti imbarcazioni come  un bastimento carico di
preziosissimo coraggio,
meravigliosa condivisione,
stupefacente  fiducia,
incalcolabile speranza.
Dovremmo avvicinarci e finalmente aprire gli occhi e vedere quanta ricchezza arrivi da chi  ci ostiniamo a definire “poveracci”
Flussi di vita donati provvidenzialmente dalla storia ad un  continente malato
cui basterebbe solo sostituire  opportunità a calamità, parlando di migrazioni, per iniziare a risvegliare civiltà.
Manna dal mare.
Flebo di futuro, energia, passione, sentimenti.

Oppure  dovremo iniziare seriamente a preoccuparci per tutta quell’umanità persa inesorabilmente  in mare dal 1990 ad oggi: 
la nostra.

“Mani mi hanno afferrato, doganieri del nord
Guanti di plastica e maschera alla bocca
Separano i morti dai vivi, ecco il racconto del mare
mille di noi rinchiusi in un posto da cento
Italìa   Italìa   è questa l’Italìa?
Hanno buona parola per il loro paese, vocali piene d’aria
“Si dice Itàlia e questa è una sua isola
Di capperi, di pesca e di noialtri chiusi”
Non so che cosa è isola, chiedo e risponde:
“Terra che sta piantata in mezzo al mare”
E non si muove? “No, è terra prigioniera delle onde
Come noi del recinto.” Isola non è arrivo”

Isola non è arrivo
 … ma dove vogliono arrivare, loro?
 … e dove vogliamo arrivare, noi

prima di incontrarci?


(i testi in “rosso” tra le virgolette sono tratti dal Libro “Solo andata” di Erri De Luca)

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mi chiamo Futuro ... tu come ti chiami ?

mi chiamo Futuro ... tu come ti chiami ?
Dio mi liberi dalla saggezza che non piange, dalla filosofia che non ride e dall'orgoglio che non s'inchina davanti ad un bambino" (K. Gibran)

LENTE D'INGRANDIMENTO - CITTADINANZA ATTIVA

COALIZIONE PER I BENI COMUNI:

Un’ampia delegazione della Coalizione per i Beni Comuni, ha depositato, presso gli uffici competenti del Comune di Roma, la proposta di delibera popolare per l’approvazione del regolamento per la gestione condivisa beni comuni.

Una rete informale di cittadinanza attiva – composta da 104 realtà romane - nata con l’obiettivo di presentare al Comune di Roma una Delibera di Iniziativa Popolare per l’approvazione di un “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la rigenerazione e la gestione in forma condivisa dei beni comuni urbani” finalizzato non solo a definire i rapporti tra le amministrazioni locali e quanti vogliono offrire il proprio contributo volontario per la cura, la rigenerazione e la gestione dei beni comuni urbani, ma anche ad attivare nuove forme di collaborazione tra le parti, basate sul principio di sussidiarietà orizzontale e non sulla totale delega di responsabilità ai cittadini.

Questo l’obiettivo scaturito dalle 104 realtà romane che, con la consegna della proposta di delibera popolare, danno il via ufficiale alla RACCOLTA DELLE 5.000 FIRME valide necessarie per essere discussa in Consiglio.

Una rete informale che continuerà a crescere e a coinvolgere gruppi organizzati e non, comitati, associazioni e cittadini fino al raggiungimento dell’obiettivo: l’approvazione del “Regolamento per la collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la rigenerazione e la gestione in forma condivisa dei beni comuni”, per il benessere collettivo e il miglior utilizzo anche dal punto di vista dei bambini.

Una raccolta firme che avrà non solo l’importante compito di dotare anche Roma di uno strumento che avvicina cittadini e istituzioni, ma anche quello di sensibilizzare e informare le persone sulla sua importanza strategica

FACEBOOK

https://www.facebook.com/coalizioneperibenicomuni/


coalizioneperibenicomuni@gmail.com

389 5826326 - 3386587734

FORSE NON TUTTI SANNO CHE:

1) Mangiare, Dormire, Lavarsi ... è x tutti
sul sito della Comunità di S. Egidio è possibile "sfogliare" guide solidali che informano sulle realtà CITTADINE disponibili a sostenere chi si trovi in difficoltà

http://www.santegidio.org/index.php?&pageID=228


SOLIDARIETA' E AMBIENTE

ACQUA, un popolo di spreconi

ACQUA, un popolo di spreconi

Un popolo di spreconi.

Ne consumiamo ogni giorno più di 250 litri a testa, più di ogni altra nazione europea.

Non siamo i più puliti, ma solo i più spreconi.



Ogni giorno utilizziamo centinaia di litri d’acqua senza prestare molta attenzione; in genere l’atteggiamento più diffuso è quello di pensare che «basta aprire un rubinetto e servirsene a piacere», in realtà le cose non stanno proprio così, è necessario fermarsi a riflettere un attimo per dare il giusto valore ad una risorsa che purtroppo non è infinita.

Senza acqua nessuna forma di vita è possibile, è un bene d’assoluta necessità che diventa sempre più scarso con il passare del tempo per motivi sia di ordine quantitativi (l’acqua oggi a disposizione è pari a circa un terzo di quella disponibile negli anni ‘50 e tra cinquanta anni sarà ulteriormente dimezzata), sia qualitativi (per ogni litro d’acqua potabile, almeno otto risultano contaminati dall’attività umana).

Gli effetti di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti: casi crescenti di razionamento idrico; il consumo di acqua minerale o filtrata diventato quasi un obbligo; lievitazione del costo dell’acqua potabile ecc.

Se poi allarghiamo lo sguardo a livello mondiale, il panorama diventa ancora più preoccupante: circa un miliardo e mezzo di persone non dispongono di acqua potabile.

Di fronte ad un quadro tutt’altro che roseo, oltre ad avvicinarsi al rubinetto con maggiore rispetto, diventa importante porsi il problema di come contribuire in prima persona a migliorare la situazione.

D’altra parte, un uso più appropriato dell’acqua non fa bene solo all’ambiente, ma anche al portafogli e con molta probabilità anche alla pace tra i popoli, perché sono oramai numerosi gli analisti politici che individuano nella carenza d’acqua uno dei possibili motivi di conflitto armato tra i paesi.

Che fare?

Per eliminare gli sprechi idrici si può agire su tre fronti: -Ridurre i consumi d’acqua, in modo da erodere il meno possibile questa preziosa risorsa e contrarre l’impatto ambientale (produrre, trasportare e smaltire acqua potabile richiede energia e produce inquinamento). -Contrarre l’impiego di additivi per ridurre l’inquinamento dell’acqua, della natura e dell’ambiente domestico. -Diminuire il consumo energetico per scaldare e distribuire l’acqua al fine di ridurre l’inquinamento ambientale e il consumo di energia fossile. Per raggiungere questi obiettivi è necessario intervenire sia a livello degli stili di vita, modificando alcune abitudini radicate nel tempo, sia a livello di impiantistica, utilizzando apparecchiature progettate con particolare attenzione al risparmio idrico ed energetico per garantire un’efficacia uguale o superiore rispetto ai dispositivi convenzionali. Spesso si tratta di mettere mano al portafogli, ma il più delle volte il risparmio che deriva dall’uso di tali dispositivi ripaga in poco tempo la spesa affrontata per il loro acquisto. Il massimo dei risultati si ottiene quando entrambe queste strategie, cioè modifica delle abitudini e nuova impiantistica, sono adottate insieme. Vediamo ora in dettaglio le varie soluzion possibili.

Riduzione dei consumi

Iniziamo dalla tipologia di utilizzo che impatta maggiormente per poi passare alla seconda e così via prendendo come riferimento il diagram-ma a torta (vedi il grafico ripartizione dei consumi domestici), in altre parole guardiamolo con occhi famelici e gettiamoci a capofitto sulla fetta più grossa per poi passare a quella di dimensioni immediatamente inferiori e cosi via!

  • Docce e bagni.
  • La doccia presenta un minor consumo d’acqua, rispetto al bagno, soprattutto se si tiene l’acqua aperta solo quando serve.
    Inoltre è possibile adottare docce a risparmio energetico, in grado di ridurre i consumi oltre il 70%. In termini pratici, considerando una doc-cia al giorno si possono risparmiare in un anno oltre 50.000 litri d’acqua e diverse centinaia di euro.
    La cosa importante è di utilizzare docce che non si limitino a ridurre il consumo d’acqua (allora tanto vale non aprire totalmente il rubinetto, con il risultato che s’impiega più tempo a lavarsi e si consuma lo stesso quantitativo di acqua), ma sfruttino in maniera più intelligente l’acqua, garantendo un elevato potere lavante a fronte di minori consumi.
    Vi sono inoltre vantaggi secondari interessanti: nel caso di boiler elettrico, più persone riescono a fare la doccia consecutivamente e minori sono i cali di portata per gli altri utenti, l’unico rovescio della medaglia è che, passando meno acqua nei tubi, si deve attendere più tempo l’arrivo dell’acqua calda.

  • Lavaggio stoviglie e biancheria.
  • Nel caso in cui si utilizzino lavatrici o lavastoviglie è bene farle girare sempre a pieno carico; nel caso dei lavaggi a mano evitare l’uso d’acqua corrente e preferire l’acqua raccolta in un lavabo o in una bacinella.
    Sempre per ridurre gli sprechi, non lasciate diventare vecchio lo sporco dei piatti e le macchie ostiche dei tessuti perché richiedono un lavaggio più impegnativo sia da un punto di vista chimico (detersivi) sia energetico (tempi e temperature più elevate); lavare separatamente i pezzi a seconda del grado di sporco.
    Molti si chiederanno: si consuma più acqua, energia e detersivi lavando a mano o a macchina?
    Per rispondere in maniera corretta a questa domanda è necessario conoscere due fattori: grado di riempimento ed «economicità» della macchina da una parte e capacità di lavaggio manuale dall’altra.
    Comunque alcuni studi in materia hanno dimostrato che per lavare lo stesso quantitativo di stoviglie, pari ad un carico intero di una lavapiatti, mediamente si consumano 80 litri d’acqua se lavati a mano; 60 se lavati a macchina; 12 litri nel caso di apparecchi ad elevata efficienza, i quali oltre al risparmio d’acqua consentono una notevole contrazione dei consumi di detersivi ed energia.

  • Vaschette del WC.
  • Le vaschette tradizionali, in genere contengono circa 24 litri, un volume d’acqua tale da permettere una buona azione lavante nel caso di presenze solide…, ma eccessivamente elevata nel caso di rifiuti liquidi.
    Mediamente, con tali sciacquoni si ha un consumo giornaliero di circa 100 litri a persona, in gran parte sprecati.
    Più efficienti sono le vaschette a due mandate, una da 3 e l’altra da 6 litri, grazie alle quali il consumo giornaliero, a parità di funzione, scende a 15 litri d’acqua.
    Se utilizzate in maniera corretta, ossia schiacciando il tasto giusto al momento giusto, con le vaschette a doppia mandata si arriva a risparmiare circa 17.000 litri d’acqua l’anno a persona.
    Quando non si hanno a disposizione vaschette ad hoc, è possibile modificare i tradizionali cassonetti introducendo dei pesi che permettono di ottenere le stesse prestazioni.
    Un altro metodo è di inserire nella vaschetta un mattone o più semplicemente una bottiglia piena d’acqua.
    In quest’ultimo caso si risparmia molta acqua, ma si riduce anche la quantità disponibile per ogni scarico con l’inconveniente di ridurre l’azione lavante.

  • Rubinetti.
  • Vanno aperti solo quando serve e tenuti chiusi mentre ci si insapona o ci si lava i denti; analogamente per lavare la frutta e la verdura è sufficiente usare acqua raccolta in una bacinella e non quella corrente.
    Per dare un’idea concreta di quanto questi gesti quotidiani possano far variare notevolmente il livello dei consumi idrici, analizziamo in dettaglio cosa accade durante il lavaggio dei denti: tenendo aperto il rubinetto per tutto il periodo di pulizia, si arriva a consumare 10.000 litri l’anno a persona; quando il rubinetto viene aperto solo per il risciacquo il consumo d’acqua si riduce a 1600; se poi invece dell’acqua corrente si utilizza quella contenuta in un bicchiere, si arriva a non più di 200 litri d’acqua l’anno!
    Un bel risparmio, vero?
    Per quanto concerne interventi di tipo impiantistico, è possibile sostituire i normali filtrini dei rubinetti (quelli che ogni tanto dobbiamo pulire dal calcare e da altre sporcizie) con dei modelli risparmio energetico (aeratori).
    Come per le docce vale il discorso di acquistare dei modelli che non si limitino a ridurre la portata dell’acqua, ma che producano un getto di eguale capacità lavante con consumi inferiori.

  • Perdite dalle guarnizioni.
  • L’acqua, che a causa di perdite delle guarnizioni gocciola dai rubinetti o dallo sciacquone, sembra poca cosa, ma essendo continuativo, anche il semplice gocciolamento comporta uno spreco inutile di migliaia di litri d’acqua (e di euro).
    Nel caso in cui l’impianto è dotato di accumuli dell’acqua calda, come ad esempio i boiler elettrici, oltre al consumo d’acqua le perdite idriche si tramutano anche in uno spreco d’energia elettrica.
    È pertanto consigliabile di sostituire immediatamente le guarnizioni danneggiate.

  • Ridurre l’Impiego di Additivi
  • Tutti i detergenti, compresi quelli ecologici, comportano un impatto ambientale per la loro produzione, il trasporto e lo smaltimento.
    Inoltre, soprattutto nel caso di detergenti convenzionali, si ha una liberazione di residui tossici nell’ambiente che poi vengono assimilati attraverso la respirazione, la pelle e il consumo di alimenti.
    Ecco perché è bene ridurre al minimo l’impiego di detergenti e detersivi e in ogni caso preferire i prodotti ecologici.
    Ma cosa c’entrano i detersivi con l’acqua?
    È molto semplice: in tutti i processi di pulizia viene utilizzata l’acqua come diluente che, se usata in modo intelligente, riserva ottime sorprese!
    Per il lavaggio di stoviglie e del bucato è possibile trattare energicamente l’acqua con opportuni dispositivi da applicare direttamente alle condotte dell’acqua o direttamente nelle macchine da lavare o sotto forma di additivi, ottenendo circa un dimezzamento dei consumi dei detersivi.
    Per quanto concerne la pulizia delle superfici è consigliabile impiegare dei panni in microfibra dove l’azione chimica degli additivi è completamente sostituita dall’azione meccanica, ossia si pulisce e si sgrassa unicamente utilizzando l’acqua.
    Ma anche in questo caso, per non avere risultati deludenti, è necessario scegliere prodotti d’elevata qualità.

  • Combattere il Calcare
  • Il calcare è ben noto per la tendenza a creare incrostazioni, assai difficili da rimuovere da box doccia, lavelli e rubinetteria in generale; ma i maggiori inconvenienti, il calcare li crea all’interno dell’impianto idraulico, ossia nelle condutture e, soprattutto, nei generatori d’acqua calda (elettrici o a gas).
    Tali depositi creano due tipi di barriere: una termica e una fisica.
    La prima si traduce in un maggior consumo di energia per nulla trascurabile, infatti, per ogni millimetro di deposito di calcare nei tubi, si registra un aumento dei consumi elettrici di circa il 10% e siccome lo strato accumulato in un generatore d’acqua calda può diventare molto spesso, nel tempo, i consumi possono crescere vertiginosamente.
    Analogamente, lo strato di calcare crea anche una barriera fisica al passaggio dell’acqua che, nel caso d’impianto dotato di autoclave, fa anch’esso aumentare i consumi di elettricità.
    Infine va detto che il calcare sollecita maggiormente l’impianto idraulico riducendone la durata.
    Una verifica della presenza di calcare all’interno dei tubi può essere realizzata con una semplice prova.
    Aprite al massimo il rubinetto dell’acqua fredda e notate la portata; dopo qualche istante ripetete la stessa cosa con il rubinetto dell’acqua calda.
    La minore portata dell’acqua calda è essenzialmente dovuta alle incrostazioni di calcare presenti nel generatore di calore!
    Le soluzioni utili per vincere il calcare si dividono in due categorie: trattamenti in grado di inibire il potere di coesione del calcare che, pur continuando ad essere presente nell’acqua, non è più in grado di for-mare incrostazioni; trattamenti di rimozione del calcare dall’acqua.

Ecologia Domestica

Del primo gruppo fanno parte i trattamenti energetici dell’acqua, i catalizzatori ceramici e i campi magnetici.

I primi uniscono le proprietà anticalcare alla riduzione dei consumi di detersivi ed all’eliminazione del problema della formazione della ruggine (molti modelli possono essere installati senza ricorrere all’idraulico).

I catalizzatori ceramici sono estremamente efficaci, ma richiedono un intervento impiantistico così come i dispositivi basati sull’effetto dei campi magnetici.

Tra i dispositivi che operano la rimozione parziale del calcare dall’acqua vi sono gli addolcitori, il cui impiego richiede periodicamente l’aggiunta di sale e un’accurata manutenzione.
Inoltre, sia l’installazione che la manutenzione richiede l’intervento di tecnici specializzati.

SOLIDARIETA' E CONSUMI

L’economia solidale

è, prima di tutto, un atteggiamento da cui derivano dei comportamenti che determinano un particolare stile di vita. Non si tratta solo, infatti, di aderire alle formule del commercio equo solidale, ma anche, e soprattutto, di rivoluzionare le nostre abitudini quotidiane: l’economia solidale comprende anche il nostro modo di lavare e lavarsi, ossia la quantità e la qualità di acqua, sapone e detersivi che utilizziamo.

Partire, quindi, dalle piccole cose, dalle attività quotidiane che, alla fin fine, costituiscono, in termini di tempo d’esecuzione, una porzione molto ampia di ogni nostra giornata. Limitare i consumi, specie d’acqua, evitare gli sprechi, cooperare con gli altri, sostituire la moda dell’ “usa e getta” con quella del recupero, utilizzare prodotti ecocompatibili, utilizzare l’automobile solo in casi di estrema necessità, impegnarsi a non inquinare, scambiare (tipo libri, cd, attrezzi, ecc.) per evitare di acquistare, sono alcuni imperativi per uno stile di vita un po’ più sobrio.

Zucchero equo-solidale

La nostra società si basa su un flusso continuo di merci e prodotti, e per questo viene definita consumistica. E, certamente, per cambiare le cose occorre intervenire (interferire) su questi automatismi.

Potremmo abbozzare una sorta di decalogo: compra leggero (ovvero prodotti con uno “zaino ecologico” non troppo pesante); compra durevole; compra semplice (in genere, gli oggetti più sofisticati sono meno durevoli, più delicati); compra vicino (per ridurre i danni ambientali che ogni trasporto comporta); compra sano; compra più giusto (e qui ci avviciniamo al discorso del commercio equo); compra prudente (a dispetto di normative e regolamentazioni, non è detto che il materiale acquistato non sia nocivo); compra sincero (evitare cioè i prodotti troppo pubblicizzati, dato che la pubblicità ce la paghiamo noi ed è spesso lontana dalla verità); compra mano d’opera (un metodo per aumentare l’occupazione); investi in futuro

INDIRIZZI UTILI

http://www.retelilliput.org/

http://www.utopie.it/http://www.retecosol.org/

http://www.networketico.it/

http://www.volint.it/http://www.zoes.it/

http://www.vita.it/

http://www.nuovomunicipio.org/

http://www.decrescita.it/

http://www.equonomia.it/

http://www.altreconomia.it/

http://www.altroconsumo.it/

http://www.valori.it/



COMMERCIO EQUO SOLIDALE

http://www.assobdm.it/

http://www.altromercato.it/

http://www.equoland.it/

http://www.transfair.it/

http://www.agices.org/

http://www.commercioetico.it/

http://www.equo.it/

http://www.mondosolidale.it/

http://www.cooperativaisola.org/

http://www.equociqua.it/

GAS

http://www.economia-solidale.org/

http://www.retegas.org/



FINANZA ETICA

http://www.bancaetica.com/

http://www.finanza-etica.itt/



TURISMO RESPONSABILE

http://www.aitr.org/

http://www.tures.it/

http://www.viaggiemiraggi.org/

http://www.viaggisolidali.it/

http://www.humanaitalia.org/



BARATTO

http://www.eticambio.it/

http://www.zerorelativo.it/

http://www.barattopoli.com/

http://www.tuttobaratto.it/

http://www.suesu.it/

da Fatti Mail a ... Song-Taaba ONLUS - Africa e Solidarietà

da Fatti Mail, da una mail spedita per chiedere una mano per il Burkina Faso, l'incontro con Padre Jean Ilboudo e la nascita, nel 2008, di Song-Taaba ONLUS.... Song-Taaba incontra Chiara Castellani, il suo Congo ed inizia un'esperienza umana di amicizia e solidarietà ... di conoscenza e consapevolezza ... che fa compiere ogni giorno nuovi passi ... guardando avanti ...

"A salvare veramente l’Africa non saranno i fondi e gli aiuti. Salveranno vite umane, permettendo loro di sopravvivere, ma non salveranno la vita dell’Africa. Cio’ che importa non sono i mezzi, ma le condizioni. Bisogna permettere all’Africa di ricostruirsi. Bisogna aiutarla a ricostruirsi. L’Africa deve essere prima che avere". (Joseph Ki-Zerbo)

L'Africa deve essere prima che avere ...

e come l'Africa, ognuno di noi

La strada dell'essere è quella i cui passi sono domande e la meta non è un dove ma un chi ...

Una strada che lo sguardo lungo e visionario di Padre Jean Ilboudo ha fatto intravedere a tutti noi

Song-Taaba è e vuole essere questo: la possibilità di percorrere questa strada

http://song-taabaonlus.ning.com/

Be Ye Ka Ye?: cosa c'è lì che non c'è qui?

Nulla o forse tutto: la voglia di muoversi, di interrogarsi,
di cercare il valore della vita ...

http://www.youtube.com/watch?v=WQGF1fqEruQ

la vita di Chiara Castellani

http://www.youtube.com/watch?v=HON6FoFUPnI

e di chiunque abbia voglia di vivere la solidarietà ...
se sei fra questi ... contatta:
segreteria@song-taabaonlus.org,


.... x iniziare a guardare l'Africa dal ... lato giusto:
Nel suo docu-film, Silvestro Montanaro, svela un'Africa
consapevole, dignitosa, aperta al futuro, segnata da ferite interne ed esterne,
creativa, saggia. Un' Africa da ascoltare, da capire, da scoprire e da cui
imparare:
http://www.ceraunavolta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-5a587b72-ded6-4320-942f-572599d3406c.html,